Chore si racconta e ci parla di salute mentale, introspezione ed il suo ultimo progetto discografico

Oggi facciamo una chiaccherata con il brillante liricista milanese Chore che ci parla del suo ultimo progetto discografico “QUESTO NON È UN ALBUM”.

“QUESTO NON È UN ALBUM” è un progetto ispirato a René Magritte e al dualismo. Attraverso un approccio stilistico autobiografico dalla forte componente di immedesimazione, l’album si propone di indagare i punti di contatto tra le sonorità ed il significato del testi, richiamando temi legati alla salute mentale, all’introspezione e alle emozioni  o, ancora, alla critica sociale.

Le sonorità eterogenee delle produzioni spaziano da episodi con influenze jazz, punk rock, pop ed elettronica tutti  sotto il comune denominatore di una ispirata poetica rap dei versi di CHORE. La struttura della tracklist segue la celebre regola narrativa delle “cinque W”, nella prima parte, mentre prosegue concentrandosi su elementi e fenomeni della realtà osservati sotto la lente del pensiero dell’autore.

https://open.spotify.com/album/4bJBInvyL1ft2GwjEoIa3d?si=UsDI0scPSEuyVU-XbeQb-g

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  • Innanzitutto parlaci un po’ di te, da quanto fai musica e cosa ti ha spinto ad intraprendere questa strada?

Faccio musica da quando avevo 10 anni, inizialmente come cantante e chitarrista all’interno di alcune band suonando generi molto diversi, per poi passare al mondo dei freestyle nel parchetto in adolescenza, e dunque inaugurare il mio progetto solista nel 2016. Sicuramente, a muovere il tutto è sempre stata la necessità di esprimermi e di “restituire alla musica” ciò che ha sempre dato a me, soprattutto in termini emotivi, di aiuto e di introspezione.

  • “Questo non è un album” è il tuo ultimo progetto uscito lo scorso gennaio. Ci racconti com’è nato?

QNEUA nasce ad Agosto 2020; ero nella mia prima impasse musicale, non avevo ben chiara la mia direzione, poi di colpo una notte ho elaborato lo scheletro del significato dell’album che ho poi elaborato nei mesi seguenti: il dualismo, il contrasto costante tra le necessità artistiche e quelle sociali, più legate a una sopravvivenza materiale. Il tutto ovviamente ispirato a Magritte, che mi ha dato grande ispirazione. A livello pratico ho capito che più che prendere una nuova strada dovevo ripercorrere quella precedente, motivo per cui ho riassunto in un progetto tutte le influenze musicali (e di vita) accumulate nel tempo.

  • Nell’album si parla molto di salute mentale, un tema decisamente molto caldo negli ultimi anni, ti va di raccontarci qualche tua esperienza personale? Perché questo tema è molto importante per te?

Penso che la salute mentale sia l’elefante nella stanza che solo recentemente iniziamo ad osservare in modo umano, ad accogliere anzichè ignorare. Nella mia esperienza personale ho sempre, sin da quando ero piccolo, scavato nelle frasi per capire le parole, scavato dentro la gente mentre la guardavo parlare; avevo bisogno di capire, di andare a fondo. Adesso lo reputo importante a tal punto di rimarcarlo nella mia musica, e nella vita in generale, in parte perchè empatizzo a vedere così tanta sofferenza, in parte perchè mi incazzo nei confronti di istituzioni e senso comune che non muovono un dito di fronte a queste situazioni.

  • Ci colpisce molto la scelta di usare lo schema delle “5W” nella tracklist. Ci spieghi più nel dettaglio come e perché hai deciso di strutturare l’album in questo modo?

Tornando al dualismo di cui parlavo prima, abbiamo la prima parte (delle 5 W) più introduttiva, volta a spiegare un quadro generale in cui si collocano i miei messaggi che simulano diversi stati d’animo provati nel vivere una società così complessa; l’utilità di Who, Why, What, When, Where proprio per contestualizzare il “film mentale” dell’ascoltatore. Segue una Pubblicità scomoda, fastidiosa, che spezza il tutto, per poi proseguire il racconto con brani più viscerali e concettuali, richiamando il costante dualismo che collega tutto il progetto.

  • “Questo non è un album”… Quindi che cos’è per te? E quale messaggio vuoi mandare?

Un diario di bordo, le grida di una persona in mezzo a una folla, tanti racconti impressi su file audio, ma anche un piccolo e personale ricordo di una vita passata e in continuo cambiamento; mentre lo producevo ho realizzato quanto possa essere bello riuscire a intrappolare il tempo in questo modo, come accade con le foto o altre forme d’arte. Più che un messaggio, mi interessa mandarne tanti, spronare all’utilizzo più conscio e critico del nostro pensiero. La scelta del dualismo è soprattutto questo: non serve inchiodarsi su una singola interpretazione, teoria, o spiegazione del mondo, quando spesso c’è più di un solo modo per vedere il mondo.

Grazie del tuo tempo Chore, è stato un piacere e alla prossima!