Antonio McFly Morelli ci racconta il suo nuovo disco “By The Night”

Fuori dal 13 gennaio “By The Night”, il nuovo EP di Antonio McFly Morelli. Nel disco si alternano tracce cantante e strumentali accompagnate da musica funk, jazz e chillout in chiave urban lo-fi.

Le canzoni di “By The Night” ruotano attorno al tema centrale della notte. Ognuna di loro ha uno stile diverso ma sono tutte accomunate dal racconto di pensieri e vissuti che si avvicendano nel cuore della notte. Melodie diverse legate però dallo stile unico di Antonio McFly Morelli. L’artista riesce a tenerle unite tra loro grazie a questo fil rouge elettronico smorzato da toni lo-fi.

Noi lo abbiamo intervistato.

“By The Night” sembra essere un viaggio emozionale e musicale. C’è una storia o un filo narrativo che collega i brani?

Ciao e grazie per l’intervista. Mi fa molto piacere che l’EP lasci in chi lo ascolta queste sensazioni, in un certo senso era l’obiettivo che mi ero posto. Il filo conduttore del disco sicuramente è la notte con tutti i suoi pensieri e vissuti. Ho cercato di mettere nero su bianco quello che ho provato negli ultimi anni che sono stati pieni di cambiamenti e di crescita personale come musicista ma soprattutto come persona. Ogni traccia cerca di esprimere ognuno di questi aspetti.

Come descriveresti l’atmosfera dell’EP in una sola parola e perché?

Direi “empatica” perché credo che le sonorità riescano in qualche modo ad esprimere i sentimenti di ognuno con un messaggio. Volevo trasmettere un senso di profondità di pensiero ma allo stesso tempo non appesantire troppo l’ascolto di un prodotto che doveva essere comunque accessibile a tutti. Nei momenti più “chill” volevo mandare all’ascoltatore il messaggio: “prenditi il tuo tempo, rilassati e lasciati andare”, nei momenti più “movimentati” volevo invece tirare su lo spirito di chi ascoltava dando quel tocco di leggerezza che non guasta mai. 

Hai scelto di aprire l’EP con “Can’t Stop” e chiuderlo con “Graffiti”. Qual è il significato di questa sequenza?

Ho cercato di dare un ordine alle tracce che fosse musicalmente godibile raccontando un’ipotetica notte fatta di alti e bassi. Quindi si, l’ordine che ho scelto non è casuale; detto questo non è un concept album quindi si possono ascoltare anche in un ordine diverso. “Can’t Stop” l’ho pensata subito come canzone di apertura perché ha un mood abbastanza spassionato ed allegro pur parlando di “non mollare mai”, di fronte alle indecisioni; con “Graffiti” ho avuto più o meno lo stesso pensiero ma declinandola come canzone di chiusura perché penso sia il riassunto perfetto di tutto il percorso fatto durante le canzoni precedenti; inoltre essendo tutti i brani precedenti in inglese ho voluto creare un effetto sorpresa nell’ascoltatore perchè la canzone è in uno stile completamente diverso dalle precedenti ed ha un testo in italiano. Graffiti si scrive così sia in inglese che in italiano quindi dalla tracklist non trapela questo aspetto.

Ci sono momenti in cui ti senti più ispirato per creare musica? Come li riconosci?

Credo che il momento di creazione vero e proprio avvenga in modo completamente casuale, almeno nella mia esperienza, le creazioni migliori sono sempre arrivate quando meno me le aspettavo; generalmente comunque dopo molto lavoro sullo stesso progetto riesco a trovare nella mente una strada musicalmente più accattivante di quella fatta “a tavolino”. Rispondendo a questa domanda mi piace raccontare questo aneddoto abbastanza buffo: un momento per me molto creativo è quando mi faccio la barba: tantissime idee mi sono venute mentre in quel momento; evidentemente riesco a liberare completamente la mente da preconcetti e schemi classici che offuscano la fase creativa.

Hai mai scritto un brano partendo da un sogno o da un’immagine che avevi in mente?

In un certo senso “City Lights” è stata una canzone pensata proprio così: avevo nella mente immagini notturne fatte di luci soffuse della città che appaiono come sfondo sui finestrini di un’auto che passa per le strade. Una volta trovato il giro principale di tastiera mixato con i fraseggi di sax ho pensato che fosse il sound che stavo cercando. Sto notando che tante persone hanno colto il valore empatico del brano e questo mi fa molto piacere.

Come pensi che la tua musica venga percepita all’estero, vista la fusione di generi che proponi?

Credo che il tipo di sonorità che propongo siano più adatte ad un pubblico straniero piuttosto che italiano o almeno fino ad oggi è stato così. Soprattutto per quanto riguarda la musica lo-fi jazz ancora non molto conosciuta nel nostro Paese, almeno nel pubblico generalista. Mi rendo conto che la musica pop ha una portata decisamente più ampia ma credo che uno stile come il mio possa essere una piacevole scoperta per l’orecchio di queste persone.

Qual è stato il complimento più inaspettato che hai ricevuto su “By The Night”?

Non mi aspettavo che i brani strumentali fossero tra quelli più apprezzati del disco cosa che, alla luce di quanto detto prima, ritenevo fosse più difficile: ero convinto già prima della pubblicazione che fossero brani validi ma non pensavo potessero essere apprezzati tanto quanto “Graffiti” o “Can’t Stop” che sono più “tradizionali”. Uno dei complimenti più belli che ho ricevuto è stato sentirmi dire che una volta finito il disco viene voglia di farlo ripartire; per un musicista non c’è soddisfazione più grande di sapere che un tuo disco lascia la voglia di essere riascoltato diverse volte… in un certo senso è una missione compiuta.

A presto!