É uscito venerdì 11 ottobre 2024 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di angelae, alter ego musicale della cantautrice classe 1990 Angela Zanonato. Un nuovo capitolo dedicato a chi ha trovato il proprio posto nel mondo, a chi ha l’empatia per sentirsi parte di un mondo inevitabilmente sofferente, in attesa di un nuovo disco di prossima uscita.
Una voce intensa e fuori dal comune che ci ha colpito sin dal primo ascolto, non potevamo che approfondire questa conoscenza con un’intervista, ed ecco com’è andata!
- Notiamo in te la ricerca di un’estetica che fa riferimento alle grandi dive del passato, tra Monica Vitti e Mina forse. È effettivamente così? Quali sono i tuoi riferimenti estetici e di immaginario in tal senso?
L’estetica è un nodo ancora molto stretto per me, sono molto attratta dalla bellezza ma faccio ancora fatica a vederla in me e per questo sono molto incostante sulla ricerca di un’immagine definita. Sicuramente apprezzo moltissimo questi esempi di bellezza e di eleganza e di sensualità come Monica Vitti e Mina.
- Electro-pop e R’n’B possono andare d’accordo con il cantautorato? Come riesci a far legare parole e musica? Dai più importanza a una cosa o all’altra, o tutto viene naturale?
Credo che quando si è coerenti con se stessi si possa trovare il modo di far andare d’accordo anche generi apparentemente molto distanti, dopo tutti siamo fatti tutti di grandi contraddizioni e di polarità da coniugare.
Quando scrivo di solito mi arriva naturalmente un nucleo di testo e musica che ben combaciano e che poi devo solo sviluppare ma so già abbastanza bene che forma avrà la canzone. Sicuramente qualche anno fa avrei risposto che davo più importanza al testo ma adesso, grazie anche al lavoro che ho fatto e che faccio con i musicisti che suonano con me, direi che ogni canzone ha il proprio mondo e ci sono dei momenti in cui la musica vince sul testo e serve un grande strumentale esplosivo e magari anche un vocalizzo può essere di troppo.
- E leggiamo che hai ascoltato molto dei grandi cantautori italiani, quali per esempio?
Sì ho sempre avuto tantissimi dischi di musica italiana in casa e mio papà è un grande appassionato di musica e di cantautorato. Ho ascoltato Lucio Battisti, Lucio Dalla, Paolo Conte, Gino Paoli e Tenco e De Gregori e Guccini ma tra tutti direi che quelli che ho ascoltato di più sono Fossati e De Andrè e i loro album che più ho amato sono Lampo viaggiatore, Lindbergh e Discanto, Non al denaro non all’amore né al cielo e Anime salve. Un altro album che ricordo di aver ascoltato tantissime volte è Cantautore piccolino di Sergio Cammariere, è una raccolta di alcuni suoi brani, scelti dal pubblico, trovo bellissima anche la scelta del titolo.
- Ti ricordi ancora come hai iniziato ad esprimerti con la musica? Magari hai qualche ricordo anche della prima canzone che hai scritto? Com’era?
Ho iniziato a scrivere poesie quando ero molto giovane, 12-13 anni poi un po’ alla volta, iniziando anche con le prime band, scrivere è diventato anche scrivere canzoni. La prima di cui ho memoria si intitola “Mulini a vento” ho ancora il testo che avevo portato alla mia insegnante di canto e ricordo perfettamente la melodia. Parla dello scorrere del tempo, di sfruttare al meglio le proprie capacità e il tempo a nostra disposizione senza interferire però nel percorso degli altri, un pochino da sistemare ma è sempre nel mio database.
- A Padova ti senti a casa, nonostante sia una realtà periferica?
Dove vivo ora, in provincia, non mi sento particolarmente a casa, è una realtà piccola dove tutti si conoscono e sanno di chi sono figli e io sono ancora quella “foresta” (=straniera) nonostante ormai siano passati sette anni. Quando torno in centro invece sento di riconoscere le strade e avverto un senso di appartenenza a cui non avevo dato importanza quando sono andata via. Non credevo mi sarebbe pesato e invece a volte è così.