Ambradea ci racconta il suo nuovo singolo “Essenza”

La cantautrice romana racconta: “Stavo attraversando uno dei miei soliti momenti di crisi esistenziale quando mi si è materializzata l’immagine di me allo specchio che ripeteva queste parole “mediocre, mediocre, tu sei un equilibrio mediocre”. Ed ecco che qualcosa è scattato in quell’esatto momento: l’ispirazione.  Da lì è nato un dialogo con me stessa nel quale, spinta da sentimenti contrastanti, sono andata a cercare ciò che mi ha sempre fatta rialzare, reagire, sperare, rischiare ed arrivare fino a quel momento: l’amore. L’amore è solo l’unica prova, è ciò che scavalca stupide convinzioni, insicurezze, inadeguatezze mentali e fisiche; è più forte della sensazione di sentirsi nel posto sbagliato, tanto da renderlo, alla fine, il posto giusto.  L’ostilità diventa un’amica, una mano per scavallare il successivo livello di consapevolezza, il quale ci permette di arrivare sempre più vicini al nucleo, ad una delle frasi del brano in cui dico “sono io l’essenza di me”. Tutto questo attraverso immagini di distacco emotivo, di prese di posizione, e slanci verso il futuro. Non a caso le parole non recitano “Sono libera” ma “Sarò libera”. È un messaggio in divenire, una danza sulla spiaggia, sono dei canti in lontananza, alla fine del brano, che ricordano quelli delle sirene”.

Da questo dialogo nasce un brano pieno di forza, ritmo, alla ricerca di felicità.

“Ognuno di noi nasce con la propria essenza, che rimane immutata ed imprescindibile per tutta la nostra vita. Credo che sia una caratteristica innata, con la quale dobbiamo fare i conti in base a ciò che ci troviamo attorno. C’è chi riesce ad esprimere a pieno la propria essenza e chi, invece, pur percependola, ha grandi difficoltà nel farla emergere.  È un insieme di istinti primordiali, sensazioni, emozioni che decodifichiamo attraverso il nostro essere. L’essenza di cui ho voluto parlare nel mio disco è la nostra parte più viscerale, la nostra parte più vera, quella senza giudizio, quella terrena, sensoriale, emozionale. 

Ho voluto fare un lavoro di liberazione interiore, nel quale ho messo sul tavolo tutte le sensazioni e le emozioni che avevo sopito negli ultimi anni. Da lì è nato, in musica, il mio viaggio alla ricerca di me stessa, un viaggio verso il nucleo, verso ciò che chiamo, appunto, l’essenza”.

Ci racconti la genesi di “Essenza”?

Certe genesi non si ricordano, fanno parte di un flusso continuo in cui si innesca una scintilla che, silenziosa, piano piano, prende spazio e, senza che tu te ne accorga, ti ritrovi a creare.

“Essenza” è nata da una sessione in cui avevo creato un riff di pianoforte che mi conduceva da qualche parte; lo ho mandato in loop e ci ho cantato su qualcosa, e la prima frase di senso compiuto che è uscita fuori è stata “l’amore è solo l’unica, l’unica prova”. 

Da lì ho cominciato a definire la struttura girando intorno a questa frase, alla quale, come spesso faccio, ho attribuito un duplice significato. 

Quanto della tua esperienza personale è confluita nel brano?

Diciamo che tutte le sensazioni che avevo dentro sono collassate in questa bomba a orologeria che ad un certo punto è scoppiata. Avevo la necessità di raccontare un po’ le origini, di raccontarmi come artista, di entrare in questo mondo con la verità. Ero stanca di interpretare il personaggio sbagliato. Col senno di poi mi sono resa conto che, prima, stavo rincorrendo un’idea di personaggio che magari serviva a me per sentirmi più forte, ma non avevo ancora scavato a fondo. 

“Essenza” è la mia storia e la storia di molti altri. Dentro al brano collimano sensazioni come resilienza, spirito combattivo, ma anche insicurezze, dubbi di chi nella vita si è sempre sentito un po’ fuori dal coro, così come mi sono sempre sentita io. C’è un invito a non mollare, ad evitare gli auto-sabotaggi, a farsi domande e a credere nell’amore; in primis quello per se stessi.

Come si collega questo brano con il resto dell’album?

Questo è un album per amare se stessi. Ogni canzone rappresenta uno stato d’animo della mia personalità, ogni canzone nasce da un problema e arriva ad una soluzione. Però, mentre questo disco è stato un viaggio dentro me stessa, per riuscire ad amare certe parti di me, a mettere dei punti, a fare pace con certi fantasmi, d’altro canto la scrittura è molto universale su gran parte dei testi: non c’è nessun riferimento specifico a luoghi o situazioni, ti concede la libera interpretazione. Anche la stessa “Ambradea”, che può sembrare, e sicuramente lo è, un brano autobiografico, ha un testo che può essere letto in chiave di rinascita femminile, dove la parola “ambra”, che poi è il mio nome all’anagrafe, nel testo è appositamente a lettere minuscole per darle il significato della pietra preziosa. 

Il messaggio totale è sicuramente d’amore, un messaggio di reazione al problema, un “non mollare”, un messaggio di accettazione e di rivalsa. 

Come hai lavorato sulla produzione del brano?

Ho collaborato con Maddalena Conni e Nicola Faimali, a loro volta autori e cantautori, e il Retro studio di Piacenza, dove ho registrato l’intero album. Il piano di lavoro consisteva in una mia prima stesura del brano, e una mia idea iniziale di arrangiamento, poi lo sottoponevo al loro ascolto e si capiva insieme cosa potesse funzionare e cosa no, affinché potessero creare la versione finale. Dopodiché facevo una sessione di registrazione e si passava al missaggio. 

Il lavoro si è sviluppato, oltre che sul piano prettamente tecnico, soprattutto sul piano umano, ed è questo, secondo me, che ha dato forza all’intero disco. Lavorare in sintonia e riuscire a creare senza limiti è una condizione che non è così scontata, ma quando succede dà sicuramente una marcia in più a tutto il contesto.

Quali emozioni speri di suscitare in chi ascolta “Essenza”?

Scrivo sempre di rivalsa, di resistenza, di riscatto. Ho un debole per i puri di cuore, per i guerrieri e le guerriere. Il brano è letteralmente un incoraggiamento ad amare se stessi. Semplice. Accettando la sofferenza, qualsiasi sia, si acquista il coraggio. Il coraggio di osare, di cambiare le cose, di pensare il più possibile con la propria testa. È questo il mio messaggio. 

Gli infiniti stimoli che ci circondano continuamente ci hanno disabituato a farci delle domande, purtroppo. Spesso siamo convinti di pensare con la nostra testa ma forse non è sempre così. C’è questo strano bisogno di omologazione forzata, anche nell’arte, che sopprime invece la bellezza della diversità. Mi piace pensare di vivere le cose un po’ controcorrente, di resistere e spero, con questo brano e con l’omonimo album, di poter aiutare qualcuno, quantomeno ad andare a stuzzicare quella scintilla che gli sussurra cose un po’ più intime, più profonde e magari ad entrare in connessione con il proprio io.