Intervista a leonardo979: Overdrive Motel è il suo nuovo album “on the road”

Siamo con leonardo979, online dal 21 aprile con il suo ultimo album “Overdrive Motel” eerdrive Motel”aprile con il suo ultimo album ” protagonista della nostra intervista di oggi. Benvenuto Leonardo! 12 tracce tra hard rock, dark blues e alcune sfumature elettroniche. Innanzitutto complimenti perché ci è piaciuto davvero molto. Sappiamo che questo album è stato concepito, almeno come idea, molti anni fa durante un viaggio. Ci racconti quindi come è  nato Overdrive Motel?

Nel 2008 per una serie di circostanze e coincidenze mi sono ritrovato ad attraversare l’America in auto e in totale solitudine. Un viaggio diciamo “sabbatico”, che che mi ha impresso nella mente immagini e momenti. Il “motel” tra una tappa e l’altra era il punto di arrivo, il rifugio e il punto di partenza di ogni giornata, dove appunto mi ritrovavo a riodinare le idee, le cose viste e le emozioni provate. Così, mischiando tra loro un po’ di storie vissute, immaginate o sognate ho scritto i primi versi. Avevo già da subito l’idea di un concept o qualcosa del genere in cui ogni canzone rappresentasse una tappa del viaggio, ma al tempo stesso non ho voluto invischiarmi per forza in strutture autoimposte. Questa idea dell’Overdrive Motel mi piaceva troppo per bruciarla in una sola canzone, ma all’epoca non avevo abbastanza brani per un album e quindi l’ho lasciata lì a stagionare. Poi negli anni, ogni qual volta mi veniva qualche ispirazione “compatibile”, ho cercato di elaborarla in quella direzione. Infine con la decisione di iniziare a pubblicare, ho raccolto tutto il materiale e in circa sei mesi ho finalizzato l’album.

Alla fine anche se costruita in circa 10 anni, la cosa ha preso forma appunto, non come un concept album, ma comuque come un insieme di brani che tra loro hanno una certa coerenza.

Per quanto riguarda il nome del motel… “Overdrive”… è stata un’illuminazione fin da subito e non l’ho mai messo in discussione: mi ricorda per assonanza l’Overlook Hotel di Shining, quel “drive” nella parola che fa molto “strada”, “viaggio”… e poi l’overdrive è quella cosa che rende sexy le chiarre… quindi…

In questo album proponi un sound più hard del solito e tutti i brani sono in lingua inglese mentre in passato ti abbiamo potuto ascoltare in una vena più “cantautorale”. Come mai questa deviazione sia nel suono che nella lingua? Credi che sia una decisione definitiva anche per i lavori futuri?

Secondo me la lingua del rock è l’inglese, ma purtroppo padroneggiarla al livello da scrivere testi credibili, non è banale e mi sono sentito sufficientemente confidente per farlo solo negli ultimi anni. Per questo, il grosso del mio materiale scritto è in italiano; nella mia lingua mi è capitato più volte di scrivere testi di getto in pochi minuti “buona la prima”, in inglese non ho questo livello di spontaneità… i testi definitivi dell’album non a caso hanno subito svariati ritocchi e correzioni in fase di finalizzazione dell’album rispetto alle prime versioni.  

Per quanto riguarda il suond, come accennato, forse la lingua italiana, mi ha porta a scelte più soft, ma qua avevo chiare in testa queste sonorità e non poteva essere altrimenti! Ti confesso che ho anche provato a scrivere un testo in italiano per Overdrive Motel (la title track) e non ci sono riuscito. Mettiamoci pure il fatto che il mio lato più aggressivo l’ho sempre sfogato dal vivo; trovandomi invece a comporre il più delle volte da solo, di notte, emerge di più il lato oscuro e introspettivo… mentre il rock viene sicuramente più facile in garage, con la band con basso e batteria che pestano.

Per il futuro, ora che ho rotto il ghiaccio, non mi pongo limiti. Ho tanti altri pezzi da “cantautore” nel cassetto… vorrei finalizzare un concept album progressive in italiano che ha già una sua forma e struttura, ma anche scrivere nuovo materiale in direzione metal progressive, quindi con ampi spazi strumentali, libertà totale e a quel punto perchè no, anche mischiando le lingue.

Di questo album ne potremmo parlare per ore, sia per quanto riguarda la ottima parte musicale, tanta chitarra come piace a noi e riff potenti ed estremamente orecchiabili, che i testi dove troviamo “tanta America” ma anche tante emozioni diverse sparse per le varie tracce. Se dovessi riassumere il disco in solo aggettivo quale sarebbe e perché?

Sicuramente… “on the road” (che poi è un libro che adoro). Le emozioni sono tante, intense e variegate. Ho cercato di collocarle nel tempo e nello spazio, ma senza la pretesa di un filo conduttore lineare o di una linea narrativa. Per citare qualche pezzo: Overdrive Motel è la storia di un colpo di fulmine in uno scenario Arizona/New Mexico alla Tarantino, Limo Voodoo racconta dell’edonismo da rockstar dove puoi immaginarti in una limousine sulla strip di Las Vegas, Drunk Coyote, l’unico pezzo strumentale è il momento riflessivo, notturno, chitarra e armonica sotto la veranda di un saloon o una casa coloniale; Blue Bonfire parte come una ballad da schitarrata sulla spiaggia di Venice Beach o Santa Monica, per poi svelare aspetti più profondi e occulti, cosi come Baron Samedi e Boogeyman che rimandano a un immaginario esoterico southern che puoi collocare in Louisiana… insomma c’è veramente di tutto e tanto da scoprire e svelare ascolto dopo ascolto e ognuno può immedesimarsi a trovare la sua personale “location”. C’è anche una cover: “By this river” di Bryan Eno, che ho totalmente stravolto come sound. Il river in questione, nella mia testa, ovviamente è il Mississippi.

Passiamo alla title track che è anche singolo presente nella nostra playlist spotify. Ci racconti come è nata? Parlaci anche di quando e come ti è venuto il riff che ci piace da matti!

La prima cosa che è nata è stato proprio il riff! Che poi è di una semplicità estrema… è uscito da sé, improvvisando sulla chitarra quasi sovrapensiero. Per caso in studio, feci sentire il riff grezzo, senza testo e senza ancora il brano, a un amico che mi disse: “Questo è potente! Segnati il tempo, segnati gli accenti, non cambiare niente!” e lì ho avuto conferma di avere per le mani qualcosa di potente. Ho sempre considerato questo riff come il top della collezione, la cartuccia da sparare bene, e ho cercato di preservarne l’originalità il più possibile. Ho preso così alla lettera quel consiglio che a differenza della maggior parte dell’album, quella chotarra in particolare non l’ho fatta in sede di registrazione negli ultimi mesi, ma è la traccia di chitarra del demo originale, che non ricordo bene neanche io dove, come e quando l’ho registrata!

Anche come mixing, è il pezzo su cui, partendo dai take originali ho “volutamente” lavorato meno… più cercavo di raffinare i take e il missaggio, meno mi convinceva… alla fine ho deciso di lasciarla un po’ più grezza, delle altre. Quello che forse perde in qualità lo riguadagna in grinta, o come diciamo a Roma, in “ignoranza”!

Riguardo il testo, come accennavo, ho provato a scriverlo, in italiano ma non sono riuscito a trovare nessuna idea credibile che tenesse botta. Al che, ho ripreso i block notes con gli appunti di viaggio e con non poca fatica, ho buttato giù il testo in inglese, sulla storia di questo incontro molto pulp tra lui, con una pistola nel cruscotto, che non si capisce bene se sia un criminale in fuga o cosa, e lei, autostoppista alcolizzata.

Come in passato anche questo lavoro è stato interamente scritto, suonato e prodotto in ogni fase da te.  Parliamo quindi di una completa autoproduzione. Tu che sei un musicista ormai con una lunga storia ed una lunga esperienza, c’è un consiglio che vuoi dare ai giovani che si avvicinano a questo mondo e vogliono iniziare ad autoprodursi?

 Se i miei consigli fossero quelli buoni, la musica sarebbe il mio vero lavoro e non il mio hobby, ma ci provo.

Devo premettere che è cambiato tanto da quando ho iniziato a suonare io. Non avevo internet… e in verità non avevo neanche un computer. Le parti dei pezzi che volevo suonare le trovavo a orecchio mandando avanti e indietro le cassette. Ora con due click non solo trovi le partiture, ma anche tutorial che ti spiegano tutto e questo vale per lo strumento come per il missaggio, o il mastering etc.

Così come non c’erano i software che ci sono ora, che danno una possibilità di arrangiamento, orchestrazione e registrazione fino a qualche anno fa davvero impensabili.

Come se non bastasse poi, pur arrivando ad avere il disco fatto, fino all’arrivo delle piattaforme di streaming era anche molto complicato pubblicarlo e distribuirlo.

Insomma, i mezzi per fare un buon lavoro anche in totale autoproduzione ormai ci sono davvero tutti e accessibili per chiunque a tutti i livelli; ma per contro questo produce un maremagnum di offerta dove le possibilità di emergere in modo significativo si riducono.

In ogni caso ci vuole tanta passione, volontà e resilienza verso risultati che magari non arrivano come o quando ci aspettava; quando si prende una chitarra in mano per i primi mesi non esce niente di niente! Già lì, la maggior parte si demoralizza e molla! Chi va avanti magari mette su una band, un repertorio, trova una serata, probabilmente mal pagata, in cui il pubblico è composto solo da genitori, fratelli, fidanzate e forse qualche amico… e sei lì e ti chiedi “ma chi me lo fa fare?”

Poi dipende da cosa uno vuol fare e gli obbiettivi che si dà… le strade sono tante:  il musicista, l’autore, l’arrangiatore? per hobby o per mestiere? O rockstar o niente? Nel mio caso, si forma in mente l’idea di un pezzo… e non trovo pace finchè non lo realizzo, sia che poi vinca un Grammy sia che lo ascoltino solo i miei amici.

Insomma può sembrare una cosa da folli ma è tutto qui… seguire la propria passione con tutto il cuore e energie senza aspettarsi troppo e senza farsi troppe domande, ma solo perchè ci piace, anche quando visto da fuori sembra non avere nessun senso. Non c’è niente più rock di questo.

Come sempre lasciamo l’ultimo spazio libero al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma che non ti è stata fatta!

 Intanto grazie per questa possibilità di raccontare il dietro le quinte di questa avventura. Il messaggio… trovate un’oretta senza distrazioni, uno stereo buono, un paio di birre e fate questo viaggio con me ascoltando Overdrive Motel almeno una volta, se vi piace salvatelo in playlist ditelo in giro e condividetelo nei vostri social; se non vi piace, ditelo solo a me, magari non salvatelo… ma condividetelo lo stesso! J

Ciao a tutti

L.

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