5 nuovi brani che (speriamo!) vi faranno rivalutare la scena italiana indipendente

Cerchiamo musica, musica che ci faccia ricredere, che si nasconde e anche un po’ conquistata, musica che non ci consigliano gli algoritmi, musica fatta di parole e sentimenti, musica che non è una tendenza, un’etichetta, una storia di gossip o un videoclip: qui abbiamo cercato dieci brani di musica che ci colpisse in faccia, che ci colpisse anche tanto, musica da portare con noi quest’estate e che ci facessero amare, un po’ di più, la musica italiana. Ecco a voi cinque brani di musica indipendente che ci hanno colpito!

Libido” di Colombo

Un nuovo capitolo anche per Colombo, alter ego musicale di Alberto Travanini che è un musicista, un cantante, un nome della scena lombarda, tra Brescia che è casa e molte cose e Milano, che è invece un mondo di nomi, di Miami, di giri più o meno importanti e di perdite. Milano si perde tante cose meravigliose, tra cui anche il mondo cinico e melodico di Colombo. Qui abbiamo un nuovo singolo, nato dalla consapevolezza spesso devastante che tra amici, tra uomini, non si parli molto di sesso.

Con reminescenze internazionali che vanno da James Blake a Jeff Buckley, questo brano ci conferma la volontà scomoda del voler raccontare le fragilità, spesso nascoste, dell’universo maschile. Se “Uomini forti” , il brano precedente, raccontava la fatica del dover essere sempre forte (… del dover avere più successo degli altri, più muscoli, fare più soldi e più sesso), questo brano nasce ancora una volta da un episodio autobiografico, e non possiamo che sentirci coinvolti.

“Questa sera” di Caspio

Ancora Caspio, ma questa volta come in un viaggio nel tempo, rispetto al suo scorso EP dal titolo “fugit“: le chitarre, i Nirvana, gli anni Novanta, che si prendono lo spazio a gomitate, come in un pogo. Caspio ci regala così questo brano dal titolo “Questa sera“, e qui Giorgio ci invita ad avere il coraggio di dimenticare, almeno per una sera, cosa dobbiamo fare domani, di non avere paura del futuro, di scrollarci di dosso tutto il superfluo per sentirci, ancora una volta, vivi. Quindi, questa sera, facciamo finta che nulla possa farci male e riempiamo il vuoto con qualcosa che valga davvero.

Ci mancano i brani così, che scuotono e colpiscono, che rimandano a delle dinamiche lontane dalle nostre, dalle copie di copie delle playlist, dei festival, qui dentro abbiamo i locali fumosi, il sudore e le orecchie di chi non si è ancora sporcato.

“Una canzone” di Angelo Romano

Quello di Angelo Romano è un mondo fatto di agrumi di Sicilia mangiati a Berlino, di pacchi da giù e di sentimenti di nostalgia e rabbia, il suo è un timbro graffiante, al limite del fastidio ma a cui non possiamo che finire per affezionarci. “Una canzone” è una meta canzone, il racconto di come nasce un brano dello stesso cantautore: una donna, una chitarra, uno sfogo, e tutte le relative conseguenze. Ci dispiace sempre che un brano del genere non sia valorizzato da un racconto concreto sui social, da un dietro le quinte, perchè di Angelo Romano ascolteremmo di più, vedremmo un documentario, e ne parleremmo per ore, di questo personaggio ruvido e antipatico, che non può fare a meno di cantare.

“Bosco” di CASX

Abbiamo perso il conto dei brani pubblicati da CASX ultimamente, e forse oltre al conto, ci siamo persi anche qualche suo brano, in questa bulimia di produzioni e di brani che infestano le playlist. Ma di sicuro non abbiamo perso “Bosco“, il suo ultimo singolo. E CASX, strega punk della nostra generazione, che ama i corsetti, le erbe e anche le atmosfere urban di Gotham City, con la sua voce inconfondibile che risuona bassa e rauca, la voce delle streghe cresciuta guardando Casper e La Famiglia Addams. Quello che ci piace di più è quest’unione: un’immaginario che fa a pescare dal Medioevo e dalla caccia alle streghe, unito alla scena emo, ai dischi masterizzati dei My Chemical Romance di quando andavamo alle superiori, di tutto il male che ci siamo fatti ascoltando quella musica rock che ci teneva però in vita. Ora che siamo grandi, CASX può essere il nostro nuovo punto di riferimento.

Bosco” in particolare è la storia di una ragazza vissuta intorno al 1600, una guerriera ma anche una strega, persa nel suo universo ma soprattutto vittima del suo tempo. Nei boschi, quelli dietro al suo villaggio, per la prima volta incontra il Diavolo che le insegna a guardare tutto in modo diverso, scoprendo che gli animali e la natura possono prendere vita e proteggerla dal mondo, fatto di uomini non tanto più buoni del Diavolo stesso. “I shall go into Devil’s name, aye while I come home again”, recita per trasformarsi in lepre o per vendicarsi del male subito, lo stesso male che la porta davanti al tribunale del villaggio che dopo diverse torture decise poi, secondo alcune leggende di impiccarla, secondo altre di morire al rogo. 

“Non importa” de Il Metz

Il racconto più dolce di un’ossessione: i pensieri intrusivi, quell’amore passato che si insinua nei pensieri nelle cene solitarie. Il Metz ci racconta la fine, un perdono, il rivalutare tutto. Sembra di ascoltare il più ispirato e dolce Cesare Cremonini, quello che non guarda ai tormentoni, derive di Eros Ramazzotti, quello che piace anche a chi lo odia, Lucio Dalla, quello che piace ai vostri genitori: la nebbia, Milano, il vino, la solitudine, le parole cattive dette senza pensare. Un piano che si insinua in trame di elettroniche, e una voce che ci sembra quella più vicina. Il Metz è un cantautore che definire sottovalutato forse è troppo poco.

Una canzone che parla di fare la pace tra due persone ma ad oggi, dato cosa sta accadendo nel mondo, assume un significato ancora più importante. L’alter ego musicale e cantautorale del produttore Matteo Maltecca ci accompagna così verso un nuovo piccolo inizio in vista della pubblicazione di un disco. Proprio una bellissima scoperta che non possiamo che invitare a fare.