10 domande a Cronico

Cosa significa trasformare la nostalgia e la perdita in un viaggio musicale che mescola cantautorato, pop ed elettronica? A rispondere è Cronico, artista emergente dal nome emblematico, che con il suo nuovo singolo “Battisti” approda a una collaborazione importante con Sony Music. Tra le sonorità intime create insieme a Fabio Canino (in arte STONHEAD) e il supporto di Caronte Music Group e Altafonte Italia, Cronico ci offre un racconto personale e universale al tempo stesso: un brano che parte dal dolore e si apre alla rinascita. In queste dieci domande, scopriremo il dietro le quinte di “Battisti” e come la musica possa diventare un ponte tra il passato irraggiungibile e le nuove prospettive di un cantautore in costante evoluzione. Benvenuti nell’universo di Cronico.

Il tuo nuovo singolo “Battisti” esplora la complessità delle emozioni umane nei momenti di perdita e smarrimento. Qual è stato il punto di partenza che ti ha spinto a scrivere una canzone così intima e profonda?

Il punto di partenza per “Battisti” è stato un momento di riflessione molto personale, in cui mi sono trovato a fare i conti con una perdita emotiva, un tipo di smarrimento che credo sia universale. Mi sono chiesto come gestire il dolore, la nostalgia, e il senso di vuoto che spesso si provano quando qualcosa di importante nella vita finisce. In quel contesto, ho pensato a quanto sia difficile accettare il cambiamento e il passare del tempo, e come spesso ci si aggrappi a ricordi e a momenti che non si possono più rivivere.La musica di Lucio Battisti, che nel brano diventa quasi una sorta di “compagna di viaggio”, mi ha aiutato a comprendere meglio questa sensazione. Battisti ha avuto la capacità di parlare delle emozioni più complesse e dolorose con una sincerità disarmante, e in qualche modo ho voluto rendere omaggio a questa capacità di affrontare la sofferenza con delicatezza, ma anche con la consapevolezza che la vita continua, anche quando non sembra. Ho scritto questa canzone come un modo per esplorare quella fragilità e, allo stesso tempo, cercare una sorta di riconciliazione con essa.Il processo di scrittura è stato una specie di terapia per me, un tentativo di mettere a fuoco quelle emozioni che non sempre riesco ad esprimere facilmente.

Nel comunicato hai parlato di “nostalgia per un passato irraggiungibile” e della necessità di accettare il cambiamento. In che modo questi temi prendono forma concreta nel testo di “Battisti”? C’è un verso o una frase che reputi particolarmente significativa e in grado di riassumere il messaggio del brano?

Nel testo di “Battisti”, la nostalgia per un passato irraggiungibile emerge nei momenti in cui parlo di ciò che non c’è più, ma che continua a influenzarmi. Parlo di una relazione che non posso più vivere, di un amore che non esiste più, ma che resta nei ricordi. Questa sensazione di qualcosa che è stato e non può tornare è presente in tutta la canzone, ma è anche un tentativo di fare i conti con quel passato, di capire come accettarlo, senza però rimanere intrappolato lì. Il cambiamento, che è inevitabile, si riflette nel contrasto tra ciò che era e ciò che è ora. Il fatto che io cerchi di rivivere una parte di quella storia, o di riscrivere un “ritornello nuovo”, è come un tentativo di fermare il tempo, ma dentro di me so che non è possibile. Il verso “Dimmi cosa mi resta / Se il tempo non basta” riassume bene questo conflitto: da un lato c’è il desiderio di trattenere il passato, dall’altro la consapevolezza che il tempo è passato, che non si può tornare indietro, e che dobbiamo imparare ad accettarlo.In fondo, il messaggio del brano è proprio questo: la nostalgia è inevitabile, ma l’accettazione del cambiamento è la chiave per andare avanti. I ricordi rimangono, ma il passato non tornerà mai più. La vita va avanti, e anche se il cambiamento può fare paura, è ciò che ci permette di crescere e di evolverci.

Hai dichiarato che “Battisti” segna “l’inizio di una nuova, grande avventura” grazie anche alla distribuzione di Sony Music. Come vivi questo importante passo per la tua carriera di cantautore emergente?

Questo è un passo davvero significativo per me, non solo a livello professionale, ma anche emotivo. La collaborazione con Sony Music rappresenta un’opportunità incredibile per far arrivare la mia musica a un pubblico più ampio e per crescere artisticamente. Come cantautore emergente, è sempre una sfida riuscire a farsi ascoltare e riconoscere, e questa distribuzione mi permette di superare alcune barriere, dando maggiore visibilità al mio lavoro.Vivo questo momento con molta gratitudine, ma anche con una consapevolezza nuova riguardo a quanto lavoro e dedizione ci siano dietro ogni singola canzone. Non è solo un traguardo, ma un invito a continuare a sperimentare e a raccontare la mia storia attraverso la musica. “Battisti” segna proprio l’inizio di un capitolo in cui mi sento pronto a esplorare nuove sonorità, a mettermi in gioco con nuovi progetti, e a crescere ancora come artista. È emozionante, ma anche stimolante, sapere che il mio percorso sta prendendo una piega importante e che posso contare su un supporto così solido.

La produzione e la scrittura del brano coinvolgono la collaborazione con Fabio Canino. In che modo la vostra sinergia si è tradotta in un arricchimento a livello musicale ed emotivo?                                                          

 La collaborazione con STONHEAD  è stata fondamentale per “Battisti” e per tutti i miei brani. Fabio è un professionista con una sensibilità artistica incredibile, e il suo approccio al brano ha portato una nuova dimensione alla mia scrittura. La sua visione, che unisce un occhio attento alla parte musicale e una grande comprensione delle emozioni che si vogliono trasmettere, ha fatto sì che la canzone non fosse solo una riflessione personale, ma un’esperienza condivisa. A livello musicale, Fabio ha portato un contributo decisivo nel dare forma alle sonorità che avevo in mente, creando un ambiente sonoro che fosse allo stesso tempo moderno e intimo, perfetto per raccontare le sensazioni di smarrimento e nostalgia che sono al cuore del brano. Ma ciò che più ha arricchito il brano è stata la sua capacità di comprendere e valorizzare il mio mondo emotivo, senza forzare mai la direzione della canzone, ma lasciandola fluire in modo naturale. È stato un lavoro di sintonia, dove entrambi ci siamo spinti a esplorare le potenzialità del brano, andando oltre le prime idee per ottenere qualcosa che fosse autentico e profondo.

Il titolo “Battisti” può richiamare un nome iconico della musica italiana. È un omaggio esplicito, una suggestione, o semplicemente un riferimento simbolico legato al tema della canzone

Il titolo “Battisti” per me è più che un omaggio esplicito a Lucio Battisti; è una sorta di suggestione, un riferimento simbolico che si collega profondamente al tema della canzone. Quando ho scritto il brano, mi sono reso conto che le emozioni che volevo esplorare – la nostalgia, la perdita, il cambiamento – sono proprio quelle che Battisti ha trattato in tante sue canzoni. Lui ha avuto la capacità di esprimere la complessità delle emozioni umane in modo diretto e universale, ed è proprio questo che volevo evocare.Nel mio caso, “Battisti” non è solo un nome, ma una metafora di qualcosa che appartiene al passato e che non possiamo più vivere. Nella canzone parlo di un amore che non c’è più, ma che lascia tracce indelebili. In un certo senso, Battisti diventa il simbolo di questo tipo di emozioni – la ricerca di qualcosa che è ormai irraggiungibile, ma che continua a vivere nei ricordi.

Hai definito il tuo progetto musicale un incontro tra cantautorato, pop ed elettronica. Quali sono i tuoi punti di riferimento artistici e come riesci a bilanciare questi diversi linguaggi all’interno dei tuoi brani?

Il mio progetto musicale nasce proprio dall’incontro di diversi mondi: il cantautorato, il pop e l’elettronica. I miei punti di riferimento artistici sono molti e provengono da ambiti diversi. Da un lato, c’è la tradizione del cantautorato italiano, con artisti come Lucio Battisti, Pino Daniele e Fabrizio De André, che hanno una capacità unica di raccontare le emozioni in modo diretto e profondo. Dall’altro, amo l’approccio innovativo di artisti più contemporanei come Marracash Fabri Fibra e anche artisti italiani come Coez e Calcutta, che mescolano elettronica e pop con una certa sperimentazione.Bilanciare questi linguaggi è una sfida interessante. Cerco di unire la profondità del cantautorato con le sonorità più moderne e sperimentali dell’elettronica, creando un ponte tra il passato e il presente. Mi piace pensare che ogni mio brano possa avere una base emotiva solida, come nel cantautorato, ma che allo stesso tempo possa spingersi verso territori più futuristici e astratti, grazie all’elettronica e al pop. La chiave, credo, è l’equilibrio: non voglio mai che la parte elettronica prevalga sulle emozioni che cerco di trasmettere, né che il lato più “classico” del cantautorato suoni troppo datato. Quindi lavoro molto sulla combinazione di questi due mondi, cercando di farli coesistere in modo naturale, dove la musica supporta il testo e viceversa.Alla fine, quello che cerco di fare è di creare qualcosa che sia autentico, che racconti le emozioni in modo sincero ma che possa anche sorprendere per l’approccio sonoro. Il risultato finale dovrebbe essere un incontro armonioso tra l’intensità del cantautorato e l’innovazione del pop e dell’elettronica.

Il dolore e la rinascita sembrano essere i cardini emotivi di “Battisti”. Come hai affrontato il processo creativo durante la fase di scrittura e in che modo la musica ti ha aiutato a elaborare queste emozioni?

Il processo creativo di “Battisti” è stato molto intenso e personale, perché il brano nasce proprio da un momento di riflessione profonda sul dolore e sulla rinascita. Mi sono trovato a confrontarmi con emozioni forti legate alla perdita e al cambiamento, ed è stato proprio attraverso la scrittura che ho cercato di dare un senso a queste sensazioni. Scrivere è stato un modo per esorcizzare il dolore, per metterlo in parole e, in qualche modo, trasformarlo in qualcosa di creativo, di comprensibile. La musica ha giocato un ruolo fondamentale in tutto questo. Ogni volta che scrivo, cerco di dare al testo un supporto sonoro che ne esprima l’intensità e la sfumatura emotiva. In “Battisti”, ho cercato di bilanciare la malinconia del tema con una ricerca di speranza, creando una sorta di tensione tra il passato e il presente. La parte elettronica ha un ruolo importante in questo, perché mi ha permesso di rendere più “astratta” e “intima” l’atmosfera, senza però distogliere mai l’attenzione dal cuore del messaggio, che è quello della rinascita attraverso il dolore.La musica mi ha aiutato a elaborare queste emozioni creando uno spazio sicuro in cui potevo esplorare il dolore senza esserne sopraffatto. È stato un processo di distacco emotivo, in cui riuscivo a guardare il dolore da una certa distanza, trasformandolo in una narrazione che potesse anche avere un valore universale. In un certo senso, la canzone è diventata un mezzo per trovare una via d’uscita, un modo per uscire dalla tempesta emotiva e vedere un po’ di luce.

Il tuo alter ego “Cronico” suggerisce una condizione di continuità e costanza; c’è un significato preciso dietro questo nome d’arte? In che modo rappresenta la tua identità artistica?

Il nome “Cronico” nasce da un’idea di continuità, ma anche di resistenza nel tempo. La parola “cronico” richiama qualcosa che persiste, che è costante, che non si ferma mai, proprio come le emozioni e le esperienze che vivo e che cerco di tradurre in musica. In un certo senso, mi piace pensare che il mio percorso artistico, come il mio alter ego, rappresenti una ricerca che non si esaurisce mai, un cammino in continuo divenire, dove ogni brano, ogni parola, ogni sonorità è un passo in avanti ma anche un ritorno su sé stessi. “Cronico” rappresenta la mia identità artistica perché mi fa sentire come se ogni emozione, ogni riflessione, ogni cambiamento fosse parte di un flusso continuo, di una narrazione che non si conclude mai. Non è un nome che parla solo di un momento, ma di un processo, un’evoluzione costante. La musica è per me uno strumento di esplorazione che mi permette di affrontare i miei pensieri, le mie paure, i miei desideri, senza mai fermarmi. “Cronico” è anche un modo di accettare che alcune cose rimarranno sempre con me, che certe esperienze sono destinate a ripetersi, ma che ogni volta posso imparare qualcosa di nuovo e magari affrontarle con una prospettiva diversa.

La collaborazione con Caronte Music Group e Altafonte Italia arricchisce il percorso di “Battisti”. Come sei entrato in contatto con loro e quanto è importante, per un artista emergente, avere un team forte alle spalle?                         

La collaborazione con Caronte Music Group e Altafonte Italia è stata un passo fondamentale per il mio percorso e, sinceramente, è stato un incontro molto naturale. Ho avuto modo di entrare in contatto con loro grazie a un percorso di networking e al supporto di persone che già credevano nel mio progetto. Ho sempre cercato di lavorare con chi fosse in sintonia con la mia visione musicale e artistica, e quando ho incontrato il team di Caronte e Altafonte, ho subito percepito una grande affinità e una visione condivisa sul mio progetto. Loro hanno una grande esperienza e, cosa ancora più importante, una passione autentica per la musica e per gli artisti emergenti. Avere un team forte alle spalle è cruciale per un artista emergente, perché da solo è difficile affrontare tutte le sfide che la carriera musicale impone. La parte creativa è solo una piccola parte del lavoro che va fatto, e un team esperto può davvero fare la differenza. Caronte e Altafonte mi stanno dando non solo supporto pratico, ma anche la possibilità di avere una visione più ampia su come promuovere e distribuire la musica, raggiungere il pubblico giusto e far crescere il mio progetto in modo strutturato e professionale. Il loro supporto mi permette di concentrarmi sulla parte artistica, mentre loro si occupano delle dinamiche che riguardano la promozione, la distribuzione e la gestione del progetto. In questo senso, la collaborazione con un team competente e affiatato mi aiuta a sentirmi più sicuro e stimolato, sapendo che il mio lavoro sta per essere presentato al mondo nel miglior modo possibile. È fondamentale, soprattutto in una fase come quella che sto vivendo, avere un supporto che crede nel tuo progetto e ti aiuti a farlo crescere, tanto artisticamente quanto professionalmente.

Guardando al futuro, quali sono i prossimi progetti o obiettivi che vorresti realizzare dopo l’uscita di “Battisti”? Possiamo aspettarci un album o nuovi singoli che approfondiranno ulteriormente le tematiche a te più care?

Guardando al futuro, dopo l’uscita di “Battisti”, mi sento molto motivato a continuare a esplorare e a crescere come artista. Il singolo è solo l’inizio di un percorso che spero di poter continuare a raccontare attraverso la musica. Attualmente sto lavorando a nuovi brani, alcuni dei quali seguiranno la stessa linea emotiva e sonora che ho iniziato a tracciare con “Battisti”, ma mi piacerebbe anche sperimentare nuovi territori. Le tematiche che mi stanno più a cuore, come la nostalgia, la perdita e la ricerca di un senso nel cambiamento, continueranno a essere il filo conduttore della mia musica, ma con nuove sfumature e prospettive. Per quanto riguarda i progetti, un album è sicuramente una delle cose a cui sto pensando. Vorrei che fosse un lavoro completo che racchiuda diverse sfaccettature della mia ricerca musicale e personale, ma senza forzare la creazione di un progetto troppo rigido o predefinito. Voglio che ogni singolo pezzo arrivi in modo naturale, come un pezzo di un puzzle che, alla fine, compone il quadro più ampio. Nel frattempo, ci saranno sicuramente nuovi singoli che approfondiranno ulteriormente le tematiche che mi stanno a cuore, ma cercherò anche di ampliare il mio suono, magari includendo nuove collaborazioni e provando a spingermi oltre quello che ho fatto finora. Sono molto entusiasta di quello che verrà, perché ogni nuova canzone è per me un’opportunità di esplorare e di evolvermi. Quindi, aspettatevi un continuo sviluppo del mio progetto, con nuove emozioni, nuove sonorità e nuove storie da raccontare.