Siamo quasi a metà di questo 2024, denso come sempre di nuove uscite che si stratificano e disperdono sugli store digitali. Diventa sempre più difficile andare a scoprire quei progetti che in adolescenza andavamo a scovare nei localini, in quelle situazioni ai confini, a volte un po’ illegali. Oggi che si suona meno, che siamo più vecchi e che siamo ingabbiati alle proposte delle playlist editoriali e siamo piuttosto sfiduciati per ciò che riguarda la scena musicale italiana, forse ci siamo persi dei nomi che invece potrebbero farci cambiare idea e farci venire una nuova sana voglia di ascoltare musica.
“PRINCIPE” di dada sutra
Come siamo grati a dada sutra di esser passata all’italiana, e di averci accompagnato per mano nel suo mondo alieno e distorto e che oggi ci pare un po’ meno tale. “PRINCIPE” è il suo nuovo singolo, ed è la storia di un’ossessione, di un loop musicale e tematico di chi è innamorato di un uomo, di una dipendenza, di quelle sigarette che ci portiamo sempre dietro, di qualsiasi ossessione che ci perseguita. E noi, che non riusciamo a toglierci dalla testa questo “tu sei il mio principe”, che Caterina ci sussurra all’orecchio, complice e anche un po’ vorace, già ce la immaginiamo: nel locale più fumoso di Milano, a sussurrare con lei questo testo ipnotico, sepolto dai synth. Non sappiamo bene chi sia il suo principe, ma sicuramente lei è la nostra regina di una scena rock che credevamo in declino.
“Se io fossi Magalli” (feat. Papa Black Face) di Pepp1
La capacità più incredibile che dobbiamo riconoscere a Pepp1, è quella di riuscire a creare una storia, una situazione (o situanzuàn, come direbbe lui), ogni volta che esce un suo pezzo. E in questo caso eccoci qui, in questo incontro e scontro musicale fantascientifico con un ipotetico Papa Black Face, che sospettiamo fortemente essere l’ennesima identità musicale di Giuseppe La Grutta, in arte Pepp1. Sempre sul confine tra l’incredibile scorretto e il “ma non ci sto capendo niente“, Pepp1 è tra gli eredi di Elio e Le Storie Tese, con un’anima che si è formata grazie a numerosissime influenze internazionali e decisamente un po’ di disagio in adolescenza. “Se io fossi Magalli” è un nuovo capitolo in vista di un nuovo disco, un omaggio, un feat., un brano da un ritornello trascinante e martellante che poi è inevitabile finire a canticchiare tutto il giorno. Un nuovo esempio di quello che lui definisce creepy rock, e che dobbiamo inevitabilmente chiamare così anche noi, ringraziandolo infinitamente perchè nessuna etichetta poteva essere più adatta.
“In me rivedo me” del Sig. Solo
Quando siamo incappati nel nome del Sig. Solo, non abbiamo potuto fare niente di più che consumare questo nuovo EP dal titolo “Io sono 2“. Un nuovo capitolo, danzereccio e trascinante, dove l’obiettivo dell’artista è quello di dimenticare Andrea (in particolare in questa traccia, di cui ci siamo innamorati), il suo nome al secolo, il suo sè reale, quello che incontreremmo al bar o al supermercato, che qui scompare a favore di un cantautore da club, condito di sonorità anni Ottanta, cassa dritta, un compagno fidato di quelle camminate spavalde che possono essere tali solo con la colonna sonora.
Non lo conoscevamo, abbiamo curiosato online. Ha suonato con Dente, Baustelle, L’Officina Della Camomilla, e in un’intervista gli hanno chiesto che cosa potesse aver imparato da questi nomi incredibili, storia della musica italiana contemporanea con lui, evidentemente musicista più che capace, ha potuto dividere il palco: se avesse insomma avuto modo di “rubare” qualche attitude, da chi ha fatto un po’ più strada di lui. La sua risposta è stata “onestamente no“, e noi forse siamo solo qui a proporvi un nome di un tizio pomposo che solo per caso ha fatto un buon disco, o forse siamo solo dalla parte sbagliata della storia.
“La condivisione” di Luca Urbani
E se parliamo del Sig. Solo, non possiamo che portare anche Luca Urbani, che di recente ha pubblicato un disco ispirato, oscuro e sentito, dal titolo “Parlo da solo nei centri commerciali“, di cui ci ha colpito particolarmente uno dei singoli, questo. Un elenco infinito, scandito, di ciò che rimane dopo la fine di una relazione, dove il male, la primavera, le labbra e un corpo sudato, diventano tutt’uno. E forse di Luca Urbani diciamo tante cose, e ne parliamo per i Soerba, per il suo ruolo da produttore, per la sue vibrante natura elettronica, ma di come scrive, di quanto male riesca a farci stare, non ne parliamo molto. Affondare ne “La condivisione” è un come un rito di passaggio necessario, di quando finiamo ad ascoltare troppe cose, ad essere voraci e insaziabili, a mangiare playlist a colazione finchè, la quotidianità e tutta la sua tristezza, in questo brano, ci colpiscono e ci ricordano che sì, la musica fa molto male. Oggi, di nuovo.
“La condivisione” è un elenco malinconico ed elettronico di ciò che condividiamo ogni giorno, un elenco che ci accompagna in una vibrante passeggiata per strade notturne e deserte. Un brano per tutti quelli che si sono innamorati, ma allo stesso tempo si sentono sospesi, apatici davanti alle notizie, all’amore e alla routine in cui siamo intrappolati. Nonostante le farfalle nello stomaco, pensieri osceni e vino rosso, il protagonista di questo brano sembra intrappolato in un loop musicale oscuro ed ipnotico: la solitudine, l’amore.
“Tu non mi basti mai” de Il Metz (cover di Lucio Dalla)
Uno dei cantautori più sottovalutati della scena che sta lassù al nord, è senza dubbio Il Metz. Un nome che, nonostante il nome da discotecaro e quella faccia da ragazzino, si porta dietro un’esperienza solida, e che riesce a portare una cover di Lucio Dalla, che suona qui come un brano perfetto per Scuola Indie, con una consapevolezza e credibilità che pochi potrebbero avere. Lui è l’alter ego musicale e cantautorale del produttore Matteo Maltecca e che qui ci accompagna verso un nuovo piccolo inizio in vista della pubblicazione di un disco. Questo vuole essere un timido omaggio a Lucio Dalla, una personale versione di uno dei brani preferiti de Il Metz che ha voluto qui reinterpretarlo alla sua maniera.
La delicatezza e la passione trascinante, la vita che scorre attraverso le parole immortali di Dalla, che qui esplodono grazie a Matteo, che di questo brano ha vissuto, e tutta sta vita che ritroviamo qui. Il Metz ci porta un brano a lui caro, impregnato di tutti i significati che ha acquisito nella sua vita. Un non detto, un filtro trasparente a questo brano, non suo, di cui non potremmo essere più felici.
“Amaterasu” di Mercvrio
Solo chi guardava Dragon Ball da bambino sa a cosa fa riferimento questo titolo. Ma prima di questo, Mercvrio ha scritto un brano che parla di potenzialità, di come si cresce dalla periferia, di come si cambia. Roma è una città che ancora si può districare in quartieri, storie, malinconie e rivalse. Come i migliori eredi dei Nirvana e del grunge, Mercvrio snoda la sua autobiografia musicale: la periferia, tutto lo schifo dei suoi giorni, i suoi limiti, il passato dei palazzi ridotti in cenere. Ciò che colpisce di più, sono queste chitarre fuori dal tempo, un modo di scrivere che avrebbe scosso le ragazzine del Festivalbar ai tempi delle boyband rock, ma quei tempi (se sono mai andati…), sono rimasti lì, sotto pelle a chi sta sempre lì lì per desiderare.
Il brano è prodotto a 4 mani, e totalmente suonato, proprio per voler sottolineare l’esperienza del cantautore, racconta della voglia di ‘distruggere‘ il mondo che in molti hanno, spesso perchè non ci dà niente. É proprio invece in questo sentimento incalzante, che è possibile trovare la forza per migliorarlo. “Amaterasu” è quindi il brano in cui Mercvrio parla al se di anni prima di questa capacità di migliorare e lottare per ciò che non ci piace. Qualcosa di diverso di cui vi innamorerete.
“si dai però” di Leanò
É tornata anche la nostra cantautrice e gattara di quartiere, Leanò. Ci eravamo preoccupati, perchè quando era arrivato in redazione questo brano, dai suoi social non compariva quasi più niente: un nuovo inizio, o forse un ripensamento, scomparire dalle scene, o forse una strategia di marketing. E comunque sia, siamo contenti di riaverla indietro, con questa nuova veste vintage, un po’ strega, un po’ anti-eroina, un po’ anima fragile metropolitana.
“si dai però” è un brano che racconta una storia d’amore, di quelle che vi potrebbe raccontare la vostra migliore amica, di quando sembra tutto difficile e vorremmo solo un po’ di leggerezza: la voce che abbiamo imparato a riconoscere, una produzione dalle atmosfere pre-estive che rende il tutto dolce-amaro, e tanta voglia di raccontarsi. Questo è un nuovo capitolo per la cantautrice di Milano, un piccolo regalo per chi ha bisogno di leggerezza, di un amore senza pretese e di sentimenti che non hanno ancora un nome. In attesa di un nuovo EP, Leanò torna quindi con un brano alternative-pop trascinante e dolce-amaro. Un po’ come queste giornate estive con la pioggia.
“Fear makes you pale” dei Monolith Grows! (feat. Carmelo Pipitone)
I Monolith Grows! sono una di quelle band che piacevano a vostro padre, e che voi ascoltavate per assorbimento finchè non realizzavate che piacevano anche voi. I Monolith Grows! vivono del retaggio culturale di quella scena fervente degli anni Novanta, di cui ha fatto parte anche Carmelo Pipitone, e sopravvivono a tutto ciò che invece non c’è più (Il Teatro Degli Orrori, i Ministri quando ci si faceva male ai concerti, i Marlene Kuntz quando non erano troppo pettinati…). Questo brano è la title-track di un disco intenso, oscuro, che parla alle viscere e che smuove gli animi. Dalla provincia di Modena, ma con un evidente e necessario respiro internazionale. Da scoprire!
“Fear makes you pale” vuole descrivere come essa prenda possesso delle nostre vite e se non contrastata possa diventare la normalità, rendendoci “pallidi” e conformi. Ritornello malinconico e ben marcato lo rendono il brano più “pop” della tracklist. Assolo sul giro in 5/4 e cori nei ritornelli sono proprio di Carmelo Pipitone.
“Come un bambino” di Andrea Meda
Andrea Meda è uno di quei cantautori pop di cui potrebbero innamorarsi orde di ragazzine, che potrebbero riempire camerette di poster e sogni di adolescenti, ma per ora siamo qui, a segnalarvelo tra gli artisti underground che ancora non conoscete, con un brano che vi farà commuovere. Prima di questo, Andrea Meda è un musicista e cantautore originario della provincia di Vicenza, dopo essersi avvicinato al mondo della musica verso la fine delle scuole elementari ,grazie all’ascolto di gruppi come Beatles e Oasis, ha avuto diverse esperienze come chitarrista in gruppi musicali dai generi più diversi fra loro, sempre pero’ con il desiderio di fare qualcosa di suo.
“Come un bambino” invece è il suo ultimo singolo, ed è una dedicata bellissima e incredibile al proprio io bambino, a quando i sogni non erano mai troppo grandi, a quando volevamo fare gli astronauti o i calciatori, a quando non dovevamo correre perchè tutto era così facile. Andrea, con una delicatezza incredibile e senza un filo di rammarico, racconta proprio quei momenti, quei ricordi magici, e questo brano diventa così un manifesto universale di cui siamo molto felici.
“Buonanotte” di isygold
Un pianoforte ci accompagna nel timido mondo di isygold, con la sua buonanotte: una passeggiata per gli insonni di Milano, per chi è innamorato e non riesce a dormire. Un violoncello a condire i pensieri. isygold, rigorosamente tutto minuscolo, ci regala oggi una candela sonora illumina la tristezza di un’assenza, temporanea come ogni cosa; una dedica notturna a tutti gli insonni di Milano. Questo racconto intenso, che non fa troppo rumore, si accompagna oggi anche al video ufficiale: una biciclettata notturna per le strade della città, anche quelle che di giorno abbiamo sempre ignorato.
Un brano che era passato in sordina, pubblicato questo inverno. Come spesso capita agli esordi, che arrivano poco convinti sulla scena musicale, per poi imporsi solo più tardi. Ci ha ricordato il più ispirato Vasco Brondi, quello di “Terra”, senza le parole difficili, ci ha ricordato quei testi diretti che arrivano come schiaffi, o come carezze, perchè con parole semplici parlano di sentimenti altrettanti semplici, e fortissimi.